Il Retrobottega del Coach n°1-2020

Enzo Paci : Actor Coach. La recitazione e la comicità sono una passione che ha trasformato nel suo mestiere. Diplomato nel 2000 in recitazione, ha cominciato a fare l’attore in giro per l’Ita- lia contemporaneamente ha cominciato a frequentare prima i cabaret genovesi e poi quelli milanesi per poi approdare in alcune trasmissioni comiche di punta dei palinsesti televisivi. 2 rinunciato persino alle mutande, perché tanto non servono! A te non servono sporcaccione! E in fine la coppia vestita stile Indiano, con i pantaloni a cavallo bassissimo e sandali, che ogni volta che li vedo penso: “… e poi sono i tedeschi a vestire di merda. No, queste sono forme!” Mi dico “È pura estetica di una spiritualità supposta. Un messaggio che vuole diversificare, comunicare: io sono in viaggio verso lo spirito e tu no! O forse mi sbaglio di nuovo, perché sto solo giudicando. E in questo, di certo, non c’è nulla di spirituale. Mi arrendo.” Prima di rientrare a casa e dire a mia moglie che non so davvero che diavolo voglia dire essere spirituali, decido di farmi una birretta da Attilio, il proprietario del Bar Lo Sfizio. Sono li che sorseggio una bella media chiara e spizzico due noccioline, quando butto li sul bancone, la stessa domanda che sette giorni prima mi ha posto mia moglie Romina. “Attilio, cosa intendi tu per spiritualità?” Attilio mi guarda, e si gratta quel testone riccioluto che si ritrova. È un omone di centoventi chili distri- buiti su un metro e ottanta di altezza! È grosso e ora grava con tutto il peso sul registratore di cassa, dove si è appoggiato coi gomiti, sospira e mi risponde: “Bè, la spiritualità centra con lo spirito. È un per- corso di crescita personale e di esperienza dell’interiore. Già il fatto di porsi una domanda del genere è spirituale, direi che tutti quelli che intraprendono un percorso spirituale partono probabilmente dalla tua stessa domanda. É una ricerca profonda dentro di se.” Io Attilio lo adoro. È il mio guru. “Ci vuole tempo!” aggiungo io. “Più che una questione di quantità e una questione di qualità del tempo” specifica lui. “Cioè?” “Viviamo in uno stato di frenesia continua che non ci aiuta nella ricerca, tutto ci sfiora e niente ci resta.” “Già. Ogni tanto dovremmo fermarci a riflettere. È questo che dici?” “Si, secondo me si. Ti faccio un esempio. Spesso quando mangiamo siamo troppo veloci, ci ingozziamo senza neanche fare l’esperienza del cibo. Dovremmo rallentare, per gustare ciò che mastichiamo. Un boccone alla volta, lentamente.” “Scusa, puoi ripetere?” “Si … dicevo che quando mangiamo siamo troppo veloci …” “No, l’ultima cosa che hai detto…” “Dovremmo rallentare per gustare. Un boccone alla volta, lentamente.” “Come i cinesi … con le bacchette!” Mimo lentamente. “Si come i cinesi con le bacchette. Non a casa soprattutto in passato erano un popolo molto spirituale” dice sorridendo mentre si stappa anche lui una bottiglia di birra. E io non sto più nella pelle prendo il telefono e chiamo mia moglie: “Romina avevo ragione! Mangiare con le bacchette è più spirituale. Butta la pasta che sta sera ti spiego!” Le so tutte.

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