Il Retrobottega del Coach n°1-2020
La spiritualità delle bacchette cinesi di Enzo Paci 1 Io amo mio moglie. Tralasciando l’ovvia attrazione fisica, trovo che sia una donna molto intelligente, arguta, mai scontata. È una che fa domande. Di solito lo fa a tavola tra un bicchier di vino e un boccone e spesso non solo mi spiazza ma mi costringe anche a posare la forchetta per riflettere. Domande come quella che mi ha posto la settimana scorsa. Immaginate. Siamo in cucina e ceniamo. Ho preparato una teglia di pasta al forno, uno di quei piatti da single che ogni tanto ripropongo anche in coppia a memoria dei tempi passati. Una bella botti- glia di chianti è aperta al centro tavola e accompagna il pasto. Ci sto dando dentro a quattro ganasce, quando così dal nulla, mi piove in testa uno dei suoi punti interrogativi: “Perché i Cinesi mangiano con le bacchette?" “Perché non c’erano ancora le forchette!” butto li la prima cosa che mi viene in mente. Ho molta fame. Adoro la pasta al forno. “Ma ora le forchette ci sono. Non è più pratico e veloce infilzare qualche cosa piuttosto che sollevarlo con due bastoncini?” con le mani mima la difficoltà nell’impugnare le bacchette. Non è Marcel Marceau ma rende l’idea. “Quindi perché usano le bacchette?” Poso la forchetta. Superati i primi secondi, consumati nel pensare il classico “ma come ti è venuto in mente?” E azzardo una risposta, sono l’uomo di casa, non posso sfigurare: “Per tradizione, è un popolo molto legato alle tradizioni. Usano le bacchette perché è più spirituale. Ecco, è una questione di spiritualità.” “Ah. Ok…” Sono salvo, sono il campione del mondo della risposta pronta, riprendo la forchetta e attacco il maccherone. “Cosa intendi per Spiritualità?” No! Sono fregato per sempre. Sono fottuto. Fine del mio impero casalingo. Lotto per stare calmo. “Ragiona Enzo …” mi dico “ … che cosa intendo per spiritualità? Ma che ne so!” Un buco nero di antimateria si crea nella mente e risucchia qualunque pensiero a riguardo. Anche il mio dialogo interiore posa la forchetta e comincia a gridare a gran voce: “non lo so, non lo so!” Dubito che prima della fine della cena, riuscirò a trovare una risposta decente ad una domanda del genere, devo temporeggiare e uscirne con dignità. Fingo un malore, mi faccio accompagnare a letto e fine della storia. Per i sette giorni a seguire, la domanda “cosa intendi per spiritualità?” continua a riproporsi nel cervello con petulante insistenza. I giorni passano veloci e io arranco risposte: “Spiritualità vuol dire essere religiosi.” Rifletto. “No, non mi soddisfa, non tutti quelli che si dicono reli- giosi sono nei fatti spirituali. Insomma siamo seri, ho visto gente impugnare madonnine e poi ammaz- zarsi di Mojito al Papete. Che grandine. No, la religione non centra. La spiritualità è una questione per- sonale. San Francesco, ad esempio, sarebbe stato spirituale anche se fosse stato immerso nel più con- vinto ateismo. Era buono a prescindere. Ecco, forse allora, la spiritualità ha a che fare con la bontà. Infatti non ho mai sentito dire: persona spirituale scippa una vecchia in centro. Si! Sicuramente spiri- tuale è sinonimo di buono. No, sono di nuovo fuori strada. Giusto qualche mese fa, leggevo sul giornale di un signore che ha picchiato la zia, e malgrado questoi vicini insistevano nel dire che era sempre stato una così cara persona… Basta. Non riesco a venirne a capo.” Alla ricerca disperata di una risposta, scorro nella mente svariate categorie di persone che possa- no avere a che fare con la spiritualità. Li vedo sfilare via, via. Appaiono e scompaiono, come vecchie diapositive sbiadite. Vedo l’animalista convinto, odiato da tutto il palazzo perché pieno di gatti che pisciano ovunque e di cani che abbaiano a qualsiasi ora, ma lui se ne frega perché comunque meglio gli animali che l’uomo; il patito della New Age e dell’igiene che ti fa togliere le scarpe quando ti invita a casa sua (non invitatemi mai, vi prego!); l’esperto di yoga, in una posizione che neanche nel kamasutra, si contrae in una smorfia forzatamente serena, perché lui sta comodo in quella posizione; il minimalista che ha
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