Il Retrobottega del Coach n°1-2020
cosa c’è un “pacchetto mistico” che l’attraversa, per questo secondo Marina ci commuovia- mo sentendo un brano. Marina raccontaci da dove inizia il rapporto con lo spirito alcolico. L’alcol e lo spirito alcolico per me sono legati all’infanzia, un po’ per cultura, mia nonna era veneta e sono nata in posti della Lombardia in cui il bere fa parte del vivere, un po’ per le origini contadine che rivendico fiera- mente. Il primo legame con l’alcol che ho è anche legato alla cura, mia nonna mi metteva un po’ di grappa nel latte quando avevo l’influenza. Poi arrivano il gioco e la festa, mio nonno aveva la vigna e mi ricordo i vicini che pigiavano l’uva con i piedi e poi le grandi tavolate delle persone ubriache che mangiavano alla fine del lavoro. Io da scuola con la bici andavo nel campo a viver- mi questi momenti legati alle stagioni ed alla ritualità dello spirito e alla produzione del vino e all’alcol. Quindi c’è uno spirito della vendemmia e della trasforma- zione del vino che porti con te? Si esattamente, così come nel teatro se pensi ai greci e alle bac- canti, sono questi i 3 aspetti che fanno l’amore. Dioniso dio del vino viene in terra per mostrare la spiritualità e soprattutto per fare il figo dimostrando di essere un dio, prendendosi gioco dell’essere umano in quanto essere che nega l’aspetto spiri- tuale della vita. In questi ricordi c’è tutto, la mia infanzia, il mio spirito di baccante teatrale, quindi la sento tutta la connes- sione con questi aspetti. Rimaniamo sullo spirito alcoli- co e da baccante teatrale che mi è piaciuto tanto, come si legano in te, come le vivi e le metti assieme? Ora che ne parlo mi viene in mente che sono i famosi puntini che si uniscono, riesco a vedere la continuità e la teatralità di un momento come può essere la magari è più “difficile” e senti queste spigolosità dei tannini, perché mi fa pensare a quello che sarà. Mi piace assaggiarlo e poi sentirlo anni dopo. Capita che compri più bottiglie e poi ne faccio aspettare alcune per gustare il vino nel suo momento migliore. Mi è capitato anche di bere vini a distanza di dieci anni. Dieci anni?!? Un consiglio pra- tico Stefania per chi ha meno esperienza di te, come si fa a riconoscere quando è il mo- mento di aprire una bottiglia? Dipende dal vino stesso: ci sono vini che sono più propensi ad essere invecchiati. I rossi in genere sono quelli che durano di più, ma non è detto. Ci si basa molto sulla tipologia, ma non solo. Ad esempio un Barolo lo puoi lasciare tanti anni, dicono anche più di 20 anni, anche se io non ho mai tenuto una bottiglia così tanto! Un altro fattore determinante è come lo conser- vi: c’è bisogno di una temperatu- ra stabile, un’umidità media, non troppo alta, ma nemmeno bassa per non far seccare il tappo. Molti vini bianchi, anche se ci sono sempre più eccezioni a questa regola, è bene non tenerli tanti anni per non perdere le loro caratteristiche. Insomma non c’è una regola assoluta, ma degli accorgimenti anche rispet- to a come è stato fatto il vino e dove lo conservi. C’è una domanda che non ti ho fatto sul vino di cui vorresti parlare? Una frase che ho letto tempo fa e che mi ha fatto riflettere: “La differenza tra bere e degustare sta nel prestare attenzione”. A parte quello che scherzosamen- te si dice tra sommelier: “Noi non beviamo, degustiamo!”, chi degusta presta attenzione all’esperienza che sta facendo, chi beve no. Non dipende dalla quantità, ma dalla qualità dell’esperienza che fai. È un po’ come nella vita, la puoi assapo- rare o viverla senza pensare, questa è una differenza forte. Possiamo dire che chi degusta fa un ciclo gestaltico rispetto a chi beve? Si, secondo me la degustazione è un ciclo gestaltico. Il precontat- to è quando osservi l’etichetta e poi il vino nel bicchiere: qui si capisce cosa ti puoi aspettare da quel determinato vino. Il contat- to lo vivi quando senti il profu- mo ed inizi ad entrarci dentro veramente. Il contatto pieno si manifesta quando lo assaggi e lo assapori in bocca. Il post contat- to quando deglutisci e stai con le sensazioni che restano, valuti l’armonia ripercorrendo le varie fasi della degustazione per vedere cosa ti porti via dall’assa- ggio. Quindi si è un ciclo di con- tatto e completo. Grazie Stefania per questo viag- gio nello spirito del vino è stato un vero piacere scoprire anche cose nuove, non mi resta che sperimentare! A proposito di sperimentazio- ne…Marina qui mi servi te come compagna di viaggio, ma prima vi racconto qualcosa di lei, tanto per iniziare il precontatto con il suo punto di vista. Marina Remi: Umanauta. È la definizione che ha coniato per sé stessa, attrice di teatro e cinema, ora sta prendendo una laurea in psicologia a modo suo, con uno spirito di sperimenta- zione e uno spirito libero portato alle stelle, con leggerezza e divertimento. Determinata, goliardica, femminista, sponta- nea e passionale, ha uno spicca- to spirito ribelle e ci darà il suo punto di vista rispetto allo spiri- to “alcolico”. Gestaltica in ogni cosa che fa, indipendente, pronta a rompere le regole e fare quello che le piace e la diverte, a tal punto da averne fatto il suo spirito di vita. Ci accompagnerà nella sperimentazione, vivendo un punto di vista diverso, alter- nativo alla collega Stefania; per lei la spiritualità è un pacchetto unico con mente e corpo, in ogni 13
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