Il Retrobottega del Coach n°1-2020
ogni coach attira i clienti che risuonano col suo stile, così anche il vino incontrerà le per- sone in base a com’è. Ad esem- pio, se ad una persona piacciono i vini estremi o biologici, non andrà a scegliere un vino fatto in acciaio che si deve bere entro l’anno, ma magari quello matu- rato in anfora e ossidato. Rispetto a qualche anno fa in cui il vino era il vino e basta, penso ai tempi dei nostri nonni, ora sono emersi molti filoni dagli “industriali” ai biodinamici. Cosa consigli a chi vuole approcciarsi per orientarsi in questo mondo? L’esperienza. Se non si vuole leggere o seguire corsi, ci si può avvicinare a quello che istintiva- mente si sente. Si può essere incuriositi dall’etichetta, dal nome del vitigno o del vino. Poi si assaggia e magari si scopre che non è come ci si aspettava e la volta successiva ci si orienta diversamente. Quindi sicura- mente la curiosità e l’esperienza sono le chiavi. Fermo restando che la curiosità aiuta anche chi conosce. Io mi guardo intorno e provo anche cose diverse che non ho mai assaggiato per verifi- care se si apre un nuovo mondo o no. Se non sperimenti non hai una vera interazione con quello che è il mondo del vino, poiché non ti apri alla possibilità di esplorare. Anche qui c’è un’affi- nità con la nostra visione del coaching: ci sono i vini particola- ri con le loro spigolosità e le loro imperfezioni che invece rendono unica l’esperienza che stai vivendo, se ti permetti di farla. C’è un vino che ti ha partico- larmente conquistata, al di là delle tue esplorazioni? In realtà ce ne sono tanti e per motivi diversi. Ad esempio, tra i Barolo preferisco quello di Ser- ralunga d’Alba perché è più spigoloso, rustico, ruvido in gioventù, ma aspettando l’evolu- zione e vedendolo crescere mi dà più soddisfazione. Mi piace anche da giovane, anche se Barolo Chinato, un passito, che sorseggi con calma, stai con te stesso a pensare, magari con la luce soffusa. Con il sole vedo i vini bianchi del sud molto solari che hanno un colore luminoso e ti danno proprio il sento del sole e dell’estate. Ad esempio, oggi a pranzo, con questa bella giorna- ta, abbiamo mangiato fuori in giardino aprendo un vino sicilia- no con profumi intensi di agrumi, il profumo della zagara, mi è sembrato di essere in vacanza pur rimanendo a casa, godendomi il sole senza fare un viaggio fisico in Sicilia. In un momento di festa spesso si bevono le “bollicine”, perché le bolle danno un senso di vivacità e richiamano le bolle di sapone dell’infanzia, il gioco, la festa. Non c’è mai un vino che va bene sempre, ogni vino si adatta alla situazione, al momento. Mi hai parlato di tante cose Stefania richiamando tutti i sensi con colori, odori ed anche ricordi dell’infanzia, quindi il viaggio nello spirito del vino è un’esperienza a 360° che coinvolge tutti i sensi? Si, il vino coinvolge tutti i sensi. Sentire le bollicine sulla lingua, così come l’astringenza di alcuni rossi potenti è un’esperienza tattile. Il colore e la luminosità li valuti con la vista, poi senti i profumi con l’olfatto e quando lo sorseggi si attiva il gusto. Lo spirito del vino è coinvolgere tutti i sensi, quindi è un’esperi- enza sensoriale a tutti gli effetti. Se mi volessi approcciare ad un calice da dove inizio: lo annuso, lo assaggio, lo guardo? In realtà per degustare appieno un vino si usano tutti i sensi. Il primo senso che viene coinvolto è la vista. Quando studi, come prima cosa, ti fanno osservare il calice e ti chiedono: “Cosa pensi ci sia in questo vino? Cosa ti puoi aspettare?”. Perché quello che si vede alla vista ti dice cosa puoi riscontrare quando coinvolgi gli altri sensi. Chi si approccia al vino la prima cosa che fa istintivamente è por- tare il bicchiere al naso. In realtà questo è il secondo step, dopo averlo osservato. I profumi sono affascinanti e dicono tanto del territorio, del grado di matu- razione e del tipo di evoluzione. Dopo si coinvolgono gusto e tatto con l’assaggio. Alla fine devi considerare se il vino è coerente con se stesso, con quello che ti aspettavi, se c’è armonia tra tutto quello che vedi e che senti al naso e in bocca. Tu lo assaggi oggi, ma puoi vederne il potenziale in prospettiva, immaginare cosa sarà. Se ci dovessi descrivere le differenze tra i vari tipi di vino o in termini di personalità, data anche dallo spirito vivo del vino, cosa ci diresti? Non è immediato descrivere le differenze. Dipende dall’uomo, da che tipo di vino decide di fare con l’uva che ha a disposizione. Naturalmente ci sono le regole per classificare il vino in deno- minazioni e se si vuole stare in una denominazione bisogna rispettarle, ma, nonostante questo, le scelte di chi produce il vino creano una serie di varietà date da tante variabili per cui si potrebbe aprire un discorso molto ampio. Senza contare che il vino è vivo, con uno spirito e un’anima, e cambia nel corso della sua vita. Mi hai parlato di intervento umano e di scelte diverse, quindi è come se chi lo produce ci lasciasse la propria firma? Si, ci sono diverse possibilità che dipendono dalle scelte e dall’obi- ettivo che vuole raggiungere chi produce il vino. Questi fattori comportano differenze in quello che avremo nella bottiglia di vino e quindi nel bicchiere quando l’assaggeremo. Quindi posso dire che è un po’ come le differenze che ci sono nel coaching in cui ogni coach ha il proprio stile? Si, e proprio come nel coaching 12
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